venerdì 26 febbraio 2010

Libertà per Edoardo Bastone!

Le storie a fumetti di Edoardo Bastone, un autore particolarmente misterioso, di cui non si riescono a rintracciare informazioni, sono apparse forse soltanto sulle propaggini della rivista Horror di Gino Sansoni Editore, ovvero SuperVip e gli incostanti ma sottovalutati Horror Pocket.

Nella linea editoriale sconclusionata e per questo, è stato detto, quasi sperimentale di Horror, Edoardo Bastone è da ricordare tra quegli autori sgrammaticati ma del tutto particolari: un tratto strano, stilizzato, da incubo, le trame semplici o illogiche, un terrore figlio diretto della letteratura ottocentesca (anche verista), riletta attraverso l'espressionismo, le figure dinoccolate che si affacciano su abissi, i silenzi, gli occhi (quegli occhi..!)... Tutto comunica una sensazione inquietante di follia. Che, tra i percorsi più vari degli autori di Horror scomparsi dal fumetto, tra architetti (Ileana Rubcich), grafici pubblicitari (Bonifacio Pontonio), pittori (Umberto Perotto), dietologi culturisti (Giovanni Cianti), la storia di Edoardo Bastone sia proseguita dentro un manicomio?

Oceana



Visitata fino ad oggi soltanto da pochi avventurosi subacquei, è oggi possibile percorrere le strade di Oceana, che gli ultimi catastrofici terremoti hanno fatto riemergere dal suo sonno pluricentenario negli abissi. Nelle sue architetture si può riscontrare un ideale di bellezza che ha non poco in comune con quello classico, ma anche una predisposizione per le geometrie forzate, per l'accostamento irrazionale, per la decorazione eccessiva (senza simili in nessun'altra epoca l'utilizzo decorativo di fossili), anche in luoghi difficilmente visibili o quasi inaccessibili.

La città è ancora ricca di misteri, che le tormaline e gli onici verdi delle sculture e dei palazzi (e i segni indelebili della permanenza suboceanica) non fanno che rendere ancora più suggestivi. Che cosa ci rivela dei suoi abitanti? Un popolo disinteressato a dare memoria di sé: nessuna raffigurazione civile né militare, nessuna testimonianza di vita urbana. Eppure, nonostante la scarsa funzionalità della loro disposizione, le dimensioni e le strutture degli edifici sembrano adeguate a una città, e d'altra parte nessuno osa congetturare che Oceana possa essere un tempio, una qualche forma di tributo al divino o - ancor più inverosimile - all'estetica.

Brani degli Iron nascosti nelle tradizioni



In tradizioni del mondo più o meno lontane, si trovano alcuni brani degli Iron Maiden che, per nostra fortuna, vengono a volte riportati alla luce. Sono stati lì nascosti da qualche dio geloso, rubati ai loro legittimi creatori, nascosti nelle pieghe del tempo o in luoghi lontani e quasi dimenticati, se non fosse per l'opera di attenti ricercatori.

Uno di questi brani è incastonato in una malinconica composizione dei lusitani Madredeus, Agora (tra i minn. 4'10'' e 7'11''), nella raccolta O Paraiso. Altri insospettabili depositari di uno di questi tesori sono i cileni Inti-illimani, per una via stavolta ancora più indiretta: lo hanno raccolto nella tradizione sarda e ne hanno fatto una Danza contenuta nella raccolta Palimpsesto. Nonostante il doppio filtro, la fonte originaria è ancora riconoscibile. Ancora nel Mediterraneo (devo questa scoperta a un collaboratore), troviamo un altro esempio in un brano della tradizione còrsa, O Catalì, raccolto da Henri Agnel, che può essere ascoltato in Corsica cisters' songs.

Senz'altro, il misterioso distico sulla lapide di Edward T. H. si riferisce a questa capacità di attendere e di risorgere di quanto si riteneva disperso: è questa la "vita dopo la morte" di questi brani.