venerdì 26 febbraio 2010

Oceana



Visitata fino ad oggi soltanto da pochi avventurosi subacquei, è oggi possibile percorrere le strade di Oceana, che gli ultimi catastrofici terremoti hanno fatto riemergere dal suo sonno pluricentenario negli abissi. Nelle sue architetture si può riscontrare un ideale di bellezza che ha non poco in comune con quello classico, ma anche una predisposizione per le geometrie forzate, per l'accostamento irrazionale, per la decorazione eccessiva (senza simili in nessun'altra epoca l'utilizzo decorativo di fossili), anche in luoghi difficilmente visibili o quasi inaccessibili.

La città è ancora ricca di misteri, che le tormaline e gli onici verdi delle sculture e dei palazzi (e i segni indelebili della permanenza suboceanica) non fanno che rendere ancora più suggestivi. Che cosa ci rivela dei suoi abitanti? Un popolo disinteressato a dare memoria di sé: nessuna raffigurazione civile né militare, nessuna testimonianza di vita urbana. Eppure, nonostante la scarsa funzionalità della loro disposizione, le dimensioni e le strutture degli edifici sembrano adeguate a una città, e d'altra parte nessuno osa congetturare che Oceana possa essere un tempio, una qualche forma di tributo al divino o - ancor più inverosimile - all'estetica.

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